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mercoledì 29 agosto 2012

Salvare Timbuktu per salvare la pace: Il vicepresidente della Cei Monsignor Agostino Superbo aderisce all’appello.

Di Maurizio Bolognetti

In queste ore il segretario del Partito Radicale l’avvocato del Mali Dembà Traoré e Marco Pannella sono impegnati a rilanciare l’appello della fondazione Chirac su Timbuktu. Una volta di più Monsignor Agostino Superbo non ha voluto far mancare il suo sostegno e la sua autorevole voce, apponendo la sua firma in calce a questo importante documento. Nel farlo ha voluto ricordare i reiterati appelli di Giovanni Paolo II proprio sul Sahel. Con gioia ho raccolto l’adesione di Monsignor Agostino Superbo e mi sono venute in mente le importanti parole pronunciate dai vescovi lucani e dallo stesso Superbo in occasione della “II marcia per l’Amnistia, la Giustizia e la Libertà”, quando in un bella lettera ebbero a scrivere: “Nella sua quotidiana missione di testimonianza del Vangelo la Chiesa sente che l’impegno per l’amnistia, la giustizia, la libertà rappresenta un fatto che va nella direzione di una possibile e necessaria riconciliazione”. Grazie davvero a Monsignor Superbo. Questo nostro mondo e questo nostro tempo hanno davvero bisogno di riconciliarsi per affermare il diritto alla vita e la vita del diritto. Da qui dobbiamo e possiamo partire per ricalcare il percorso intrapreso trent’anni fa dal Partito Radicale in occasione della battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo. Allora, gioverà ricordarlo, il mondo cattolico diede un forte sostegno alla campagna, tanto che nel 1986 Giovanni Paolo II ricevette Marco Pannella ed Emma Bonino a nome del Consiglio direttivo di “Food and Disarmament”.

IL TESTO DELL'APPELLO - SALVARE TIMBOUCTOU PER SALVARE LA PACE!
Jacques Chirac, la sua Fondazione, i suoi amici e i vincitori del Premio per la Prevenzione dei conflitti nel 2009 ad oggi si sono mobilitati per salvare Timbouctou, il suo patrimonio culturale e il Mali.
Un paese spogliato del suo passato è un paese spogliato del futuro. Nel momento in cui gruppi estremisti stanno distruggendo i mausolei e le moschee di Timbouctou e minacciano i manoscritti conservati in questa città, patrimonio insostituibile dell'Islam e del mondo, è il futuro dell'Africa saheliana ad essere in gioco.
E' un progetto totalitario. Un crimine contro l'Africa. Un crimine contro il pensiero. Un crimine contro l'idea stessa di umanità. E' un pericolo globale: è impossibile restare indifferenti perché, se un pugno di estremisti è riuscito ad imporre la propria legge in una regione dagli equilibri fragili, è l'insieme dei paesi del Sahel che può venire a trovarsi in una situazione d'instabilità, con conseguenze funeste anzitutto per le popolazioni locali, e poi per tutti i partners di quel paese, a partire dai paesi confinanti col Mali per finire all'Europa. Oggi la lotta contro il terrorismo e l'estremismo, la lotta per l'umanesimo, la pace, la lotta per la tolleranza e il rispetto, si gioca a Timbouctou.
E' urgente agire.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha appena adottato una risoluzione presentata dalla Francia, che esprime sostegno agli sforzi di mediazione messi in campo dall'ECOWAS e dall'Unione Africana per il ripristino dell'ordine costituzionale. E' un primo passo, ma occorre spingersi più lontano. Il Mali non deve essere abbandonato al suo destino.
Occorre anzitutto attivare tutte le vie legali per neutralizzare le aspirazioni mortifere degli estremisti.
Bisogna poi lanciare un vero e proprio piano Marshall per il Sahel. La crisi relativa alla sicurezza, purtroppo fa passare in secondo piano la crisi alimentare che tocca l'insieme della regione da ormai tre anni.
Queste crisi, al di là dell'urgenza corrente che impone reazioni immediate, appaiono come il preludio di crisi ancora più grandi, dal momento che sappiamo che la popolazione africana dovrebbe raddoppiare di qui al 2050 e rappresentare così il 22% della popolazione mondiale.
Gli africani hanno fatto lo sforzo di risolvere le loro crisi del debito al prezzo di sacrifici che popolazioni più avvantaggiate non avrebbero mai consentito. Il continente ha ripreso dopo un decennio con una crescita forte e sostenuta. Assistiamo all'emergere di classi medie istruite e intraprendenti. La gioventù africana porta oggi con sé le speranze di un intero continente. Noi possiamo sia aiutarla a svilupparsi e aiutare il mondo ad impegnarsi finalmente sul cammino di una crescita equa e condivisa, sia deluderla a rischio di ingenti pericoli. L'Africa oggi non chiede la carità ma la giustizia. Facciamo appello alla responsabilità e all'unità della comunità internazionale a fronte di questa crisi, dei paesi tradizionalmente impegnati in Africa come alle potenze emergenti. Il fallimento o la vittoria dell'Africa sarà il fallimento o la nostra vittoria di noi tutti. Se ce ne dimentichiamo oggi, i giovani africani sapranno ricordarcelo domani.

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