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domenica 16 febbraio 2014

L’AGRICOLTURA BIODINAMICA COMPIE NOVANT’ANNI

BUONE LE PROSPETTIVE DI AFFERMAZIONE DI QUESTA FORMA DI AGRICOLTURA IN BASILICATA.

Secondo i dati di Demeter International (v. http://www.demeter.net/statistics), l’Italia è il secondo paese al mondo per quanto riguarda l’agricoltura biodinamica con 9.003 ettari e 325 imprese agricole, 40 trasformatori e 20 distributori, subito dietro la Germania (68.193 ha e 1431 aziende) e prima della Francia (8.500 ha e 420 aziende). Una realtà, dunque, in crescita se si considera che nel 2010 le aziende erano 209. L’agricoltura biodinamica nel mondo, considerando superfici coltivate ed operatori certificati da Demeter International e le realtà che non aderiscono a tale ente di certificazione, conta, invece, 280.335 ettari, 8.100 imprese agricole, 1.161 trasformatori e 399 distributori.
La dimensione media aziendale in Italia è tra i 15 ed i 20 ettari, ma ci sono aziende molto grandi che contano centinaia di ettari. In Basilicata circa 140 ettari sono coltivati col metodo biodinamico, così suddivisi per coltura: vigneto circa 40 ha, oliveto circa 10 ha, agrumeti e frutteti circa 25 ha, ortaggi circa 10 ha, seminativi circa 65 ha. Le aziende biodinamiche lucane sono 10, di cui 5 già in possesso del marchio biodinamico e le altre in conversione. Da quando nel 1924, a Koberwitz presso Breslau, Rudolf Steiner tenne un ciclo di otto conferenze dal titolo “Impulsi scientifico-spirituali per lo sviluppo dell’agricoltura” gettando le basi di tale metodo di produzione, molti agricoltori hanno operato questa scelta. Il metodo si fonda sul concetto dell’azienda agricola come un’entità chiusa che al suo interno trova tutto ciò che è necessario al proprio funzionamento (da qui l’importanza del bestiame in un’azienda biodinamica). I due principi che si possono ritenere tipici del metodo di produzione biodinamico ideato da Steiner hanno a che vedere con il compostaggio e con le fasi lunari. Alcune delle pratiche agronomiche maggiormente usate nel metodo biodinamico sono il “sovescio”, cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante, e la rotazione delle colture. Altre pratiche consistono nell'uso di “preparati biodinamici”, ottenuti da letame, polvere di quarzo o sostanze vegetali, in diluizione omeopatica. In ragione di questi elementi e dell’importanza attribuita alle forze cosmiche ed al concetto di energia vitale, il metodo biodinamico ha un disciplinare di produzione ancora più spinto in termini di basso impatto ambientale e del rispetto del benessere animale rispetto al metodo di produzione biologico, benché non sia come quest’ultimo disciplinato da un regolamento comunitario ad hoc, ma dalle norme di produzione elaborate dall’organismo di certificazione Demeter. L'agricoltura biodinamica è da qualche anno anche oggetto di studio anche presso le Università. Nell’azienda con metodo biodinamico, rispetto a quella con metodo convenzionale, sono state apprezzate differenze statisticamente significative: maggiori quantità di carbonio e azoto totale e maggiore attività microbica (valori di respirazione microbica basale). E' evidente che tale metodo di produzione non consente rese tali da poter soddisfare la domanda mondiale di cibo, ma costituisce un modello di riferimento al quale il resto dell’agricoltura, oggi caratterizzata da un modello di sostenibilità, può ispirarsi integrando alcune pratiche agronomiche più tradizionali con altre “alternative” che possono accelerare il raggiungimento dell’obiettivo di “produrre di più per sfamare il mondo”, visto che nel 2050 saremo 9 miliardi di persone, con il minor impatto ambientale possibile. Le aziende biodinamiche devono prima di tutto essere biologiche. Devono frequentare dei corsi di specializzazione per la preparazione e l’utilizzo di prodotti biodinamici da impiegare in azienda sia per la concimazione che per la lotta antiparassitaria. Il mercato dei prodotti biodinamici è in espansione grazie anche alla fiducia dei consumatori, visto che non è mai stato toccato da scandali alimentari. Interessante è l’aumento che si registra in Italia della produzione di vino biodinamico attualmente esportato in Giappone, negli Usa e nei paesi scandinavi.
Franco Collarino, produttore vitivinicolo di Roccanova, che per la propria azienda ha deciso di passare al biodinamico, cosi afferma: “La salvaguardia del territorio che ci ospita e la tutela delle biodiversità senza l’utilizzo di prodotti di sintesi e pesticidi, sono alla base del metodo biodinamico, ma soprattutto di una scelta di vita. L’azienda che utilizza il metodo biologico-biodinamico è la roccaforte di questa filosofia di vita. Noi come esseri viventi siamo ospiti del territorio e come tali dobbiamo essere i primi ad amarlo e rispettarlo. Soltanto così potremo fermare l’agonia e lo sfruttamento della nostra madre terra. Lavorare sano e mangiare sano sono le fondamenta del metodo biologico-biodinamico”.

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