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sabato 22 novembre 2014

Donatella Gallucci, Centro Studi UIL Basilicata

Alla vigilia del go-on-bas se vogliamo realizzare realmente una “Basilicata al 100% digitale” è sempre più attuale il progetto sostenuto dal Centro Studi Uil Basilicata di una società ICT in house con l’obiettivo di rendere la Basilicata una delle regioni all’avanguardia in tema di digitalizzazione. Difatti, la nuova società in house lucana potrebbe giocare un ruolo fondamentale diventando agente di cambiamento sul territorio e potrebbe, altresì, affiancare l’amministrazione in un percorso di programmazione dell’innovazione pubblica capace di sostenere la crescita del territorio e di trainare lo sviluppo del comparto ICT in generale, potenziando la collaborazione con il mercato. Partendo, dunque, dalle esperienze già esistenti nel territorio, nonché dal know how delle risorse umane operanti nelle società al momento affidatarie dei servizi informatici per la Regione Basilicata, si potrebbe aprire uno scenario nuovo, avanzato e all’avanguardia capace di migliorare la qualità della vita del cittadino, semplificando l’attività lavorativa degli operatori economici ed accelerando i tempi di risposta della Pubblica amministrazione attraverso un sistema informativo regionale complessivamente più efficiente. Ad oggi ben 15 regioni italiane si sono dotate di società ICT in house, come rileva l’Assinter, associazione che riunisce le aziende regionali a capitale pubblico che operano nel settore dell’informatica per la Pubblica Amministrazione. Le varie aziende sono oggi caratterizzate nella sostanza, e spesso nella forma, da mission diverse che si traducono in ruoli ed equilibri molto differenti nei confronti della Pubblica Amministrazione come anche degli stakeholder e dell’ecosistema locale. La differenziazione nei livelli di esternalizzazione mette in luce come, a fronte di società che hanno mantenuto all’interno gran parte delle attività, ve ne siano altre che hanno invece avviato forti percorsi di outsourcing delle attività operative, concentrando le risorse interne sulle attività di governo della domanda (Demand Management) e gestione dei processi di fornitura (Supply Management). D’altronde, la presenza delle aziende in house non necessariamente opera contro il mercato; al contrario, esse possono costituire uno strumento prezioso per razionalizzare il rapporto con il mercato stesso, così com’è, evitandone le distorsioni e valorizzando la concorrenza. Presupposto fondamentale affinché le società ICT in house possano attivare i processi descritti, nonché contribuire a modernizzare e rendere più efficace la Pubblica Amministrazione, è certamente la riduzione del cosiddetto “digital divide”. Va ricordato, a questo proposito, che uno dei pilastri fondamentali dell’Agenda Digitale europea è costituito proprio dalle infrastrutture di rete, definite Internet “veloce e superveloce”. Gli obiettivi riguardano da un lato la copertura completa del territorio con banda larga di base, ovvero la possibilità di accesso da parte di ogni cittadino europeo ad una velocità minima di 2 mbps, dall’altro la promozione dell’accesso a velocità crescenti, tali da consentire la fruizione di contenuti e servizi più complessi.
Tra le Regioni con maggiore digital divide troviamo Molise, Calabria e Basilicata ma anche Valle D’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino. Negli ultimi tempi alcune hanno compiuto passi in avanti significativi come la Basilicata, l’Umbria e lo stesso Molise (che partiva però da una situazione di digital divide al 30 per cento).. Dal canto suo, la Basilicata, si è data l’obiettivo di agganciare a breve le regioni italiane più virtuose nel settore ICT in modo da poter concorrere al raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e progresso fissati nell’ambito della pianificazione Europa 2020 dall’Agenda Digitale Europea.

Donatella Gallucci, Centro Studi Uil Basilicata

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